Scene di ordinaria idiozia: tutti esperti in nutrizione dopo il lockdown!
Ecco il quadretto perfetto: lei sui trentacinque, una ragazza assolutamente normale, uguale a tante. Abitino estivo, linea pulita e fantasia batik, tonalità marrone su fondo beige. Sandalo a zeppa color cuoio di ottima manifattura italiana, borsa a sacco buttata sulla spalla e un orsetto Steiff che fa capolino. Trucco non trucco, ciglia, sopracciglia e contorno labbra non sono di madre natura, mani e piedi con unghie ingellate. I capelli acconciati in uno chignon scarmigliato, pure quello fa parte di un preciso disegno. Nessuna firma a vista, ma tutti i particolari di ottima fattura e materiali. Niente è lasciato al caso, pure il peluche è in tono.
Lui, compagno o marito, le sta davanti con un marmocchio sui cinque, biondo, riccio e già viziato.
Giovane pure il padre, stiloso, calzone di lino che lascia scoperte caviglie sottili e due scarpe da dandy. Camicia informale di tessuto pregiato, sbottonata quel tanto per rivelare pettorali da anabolizzanti e palestra su un torace retto da gambe sottili. Un paio di Ray-Ban, alla Tom Cruise di Top Gun, fanno da cerchietto calato sulla fronte. I capelli ribelli sono continuamente tirati indietro con gesti decisi della mano sinistra, intanto che il polso regge mezzo chilo d’oro di un orologio con un quadrante per ipovedenti.
Io sono dentro a una boutique, loro fuori, indecisi se entrare, il figlio punta ad altro. È sabato, i nonni sono in ferie. È la commessa a risolvere: incurante della nuova cliente si lancia in un modo che non si addice all’eleganza che vende e urla un “ciao” sguaiato. Io perdo interesse per un abito di chiffon verde smeraldo e mi godo la scena.
L’incauta continua con un: “Come state? È da tanto che non vi vedo” io immagino il tempo del lockdown...
“Guarda è il primo sabato che usciamo” lamenta la madre in attesa di lasciare l’altra senza parole. Per me si è persa un pezzo: è il primo sabato di uscita per tutti!
La commessa non abbocca e va dritta al sodo:
“Entrate, ho un sacco di abiti nuovi, tutta la primavera e già l’estate” e sai che scoperta.
A quel punto è lui che interviene: “No, ma la vedi? Non hai più niente per lei, te lo dico io. Non ha fatto altro che mangiare, mangiare e mangiare! E poi adesso mi dice che sta a dieta. Figurati che questa mattina la prima tappa è stata al bar: cappuccino e brioche.” Lei tace e la commessa ride senza imbarazzo “no, guarda te lo dico io, non riuscirà mai a dimagrire, io glielo dico di fare come me: altro che brioche, la mattina si deve fare una bel centrifugato di zenzero e cetriolo. Poi proteine e basta. E poi, correre! Te lo dico io che non ci vuole niente.” Aumenta il volume di due toni, si eleva in cattedra e pianta la frase d’effetto, la più scontata delle idiozie che vende come saggezza: “Ad Auschwitz non c’erano obesi”
La protagonista a quel punto interviene e pare d’accordo: “Io ci sto provando, ma oggi era la prima uscita e desideravo la colazione al bar” poi si guarda la pancia dall’alto e la stringe tra le braccia: “Devo proprio dimagrire, ha ragione, sono diventata una balena”
Lui incalza minaccioso: “Se non la pianti di mangiare a tutte le ore biscotti e nutella ti mollo. Quando ti ho presa non eri un bidone. Tu mi devi dare retta, tela faccio fare io la dieta.”
Pare che in questa pandemia siano diventati tutti immunologi, personal trainer e nutrizionisti!
La scenetta termina con la commessa che non insiste più e li invita a proseguire nella loro passeggiata. Anzi si schiera con lui e incalza che camminando potrà smaltire così da rientrare nella taglia 40 che, a quanto pare, è il massimo tollerato nel suo negozio. I genitori se ne vanno, il bambino è felice. Io pure saluto e chiudo con quel negozio. Ogni negozio si merita la clientela che coltiva.
Alla giovane madre auguro di trovare un professionista serio che la possa aiutare a fare ciò che va fatto, di certo non una dieta dimagrante…
Al giovane padre suggerisco di rivedere le sue conoscenze in tuttologia e a frequentare palestre differenti.
Al figlio auguro di scambiare suo padre con il pupazzo dei PJ Masks che ha tra le mani, che fa meno danni.
I disturbi alimentari sono multi fattoriali, le cause non sono ancora del tutto note ma sappiamo che certi ambienti li favoriscono.
